Appena sveglio autorizzo il mio impianto cerebrale a scaricare le notizie del giorno. Da tempo avevo affinato l’algoritmo in modo da riportare solo i fatti che rientrassero nella mia sfera di interesse e d’intervento. Ero stufo del tempo e delle energie sprecate dietro la sterile compassione. Disdegnavo l’illusione di aver agito solo perchè emotivamente spossato dalla costante reazione agli stimoli provenienti da qualunque parte.
Nel mio cervello si succedono aggiornamenti sui lavori della stazione dell’alta velocità Belfiore e le novità riguardanti la riforma fiscale, che a questo giro forse si fa, quando inaspettatamente trova spazio un caso di cronaca. Non succedeva dalla volta in cui i media rivelarono il nome del vero mostro di Firenze (sì, esattamente la persona che pensate) e per una buffa coincidenza eravamo lontanamente imparentati. Tuttavia quest’ultima notizia era ben più seria. HISTERICA (High-Intelligence Software Trained for Emotional Responses and Insidious Cohercive Answers), il primo software di intelligenza artificiale emotivamente avanzata, pareva avere tentato il suicidio e adesso era ricoverata nel reparto di terapia subintensiva di un Euronics.
Il ricordo della prima interazione con HISTERICA è ancora nitido nella mia memoria. Risale a quel decennio di sperimentazione sentimentale che aveva incuriosito buona parte della mia generazione suggestionandoci con innovativi modelli relazionali. C’erano le coppie tradizionali, le relazioni aperte, i poliamorosi, i cointestatari di mutui sulla casa e i codipendenti con contratto a tempo determinato.
L’entusiasmo era palpabile e la voglia di sperimentare senza limiti contagiò anche me. Però, prima di proporre alla mia ragazza di diventare poliamorosi, avevo bisogno di testare la sua reazione. Pionieri sì ma ingenui no. Mi viene incontro HISTERICA, l’intelligenza artificiale che, quasi dal nulla, si era affermata come la miglior interfaccia in grado di simulare una risposta emotiva umana.
Per prima cosa digito un paio di prompt strategici in cui, con utilitarismo materiale, sottolineavo i vantaggi di dividere le spese domestiche in più di due data la congiuntura economica sfavorevole nella quale ci ritrovavamo a vivere. Lei suggerisce che prima di introdurre dei coinquilini avrei potuto prendere in considerazione l’idea di non acquistare tutto il set base di carte Pokemon in versione giapponese. Io declino l’invito e riporto l’argomento sui binari che avevo intenzione di percorrere. Scrivo che il bello della nostra relazione è che col tempo è maturata insieme a noi e ci ha reso liberi da piaghe come la gelosia. Lei mi suggerisce di non parlare a nome suo e mi incalza sul rivelare dove voglia andare a parare. Digito che c’è una cosa che tutte le coppie moderne e che si amano veramente adesso fanno e premo invio. In tutta risposta HISTERICA si mette a strillare accusandomi di essere uno stronzo e che se le avessi voluto bene avrei fatto meglio a lasciarla direttamente anzichè farle una proposta del genere. Io, preso dal panico, invio un nuovo prompt affrettato che include le parole chiave “non-monogamia etica“ ponendo l’enfasi sulla parola “etica“ come se potesse aiutarmi in qualche modo e lei, mentre dalla webcam del computer escono lacrime che rigano il monitor, risponde che sarebbe stato più etico farle le corna di nascosto anzichè farla sentire così inadeguata. Quella dimostrazione di accuratezza fu tutto ciò di cui ebbi bisogno per iniziare a fare affidamento su HISTERICA per ogni mio cruccio sentimentale e imparare che i desideri non sono fatti per avverarsi.
Arrivo trafelato davanti all’Euronics. Prima di entrare mi chiedo perchè sia lì. Mi rispondo che ho bisogno di verificare la validità della notizia per aggiornare l’algoritmo ma in realtà lo faccio perchè desidero sapere come sta. Mosso da questo desiderio entro dalle porte scorrevoli. Attraverso il reparto delle cartucce per stampanti, uno scenario desolante al quale non mi abituerò mai, e supero il raccoglitore di metallo nel quale giacciono gli Stonex One di Facchinetti prima di raggiungere un capannello di persone. Alzo la testa per scorgere chi o cosa stiano accerchiando e intravedo uno stressato dipendente Euronics che risponde alle loro domande. Scopro subito che non si tratta di depressione, come comunicato dai media, bensì di sindrome da burnout dovuta a mansione usurante sfociata in dissociazione.
Quando il tecnico rientra nel laboratorio il capannello si dissolve. Io resto sul posto a chiedermi quanta responsabilità ho per quello che è successo. I prompt che ho spensieratamente sottoposto a HISTERICA potevano aver contribuito al suo malessere? Per sedare il mio cruccio mi adopero per raccogliere informazioni di prima mano da una fonte affidabile. Mi lancio verso il bancone dell’assistenza e dico che sono interessato a lavorare per Euronics. Segue un rapido colloquio in cui mi chiedono se voglio uno stipendio dignitoso. Ci penso un attimo, rispondo di no e mi presentano un contratto da firmare. Eseguo e appena me la consegnano indosso la divisa, appoggio il badge fresco di magnetizzazione al lettore e la porta del laboratorio dove è tenuta HISTERICA si apre davanti a me.
Procedo con cautela lungo il corridoio del reparto elettronica mentre allungo il collo per scorgere dentro le stanze del laboratorio. Nella prima stanza scorgo il computer IBM al quale è collegato l’hard disk di HISTERICA. Il popup che riporta il risultato della diagnostica interna parla chiaro: Errore 505 - burnout da stress lavorativo. Mi siedo davanti al monitor, indosso l’headset munito di microfono e chiedo a HISTERICA se è in grado di parlare. Lei mi chiede chi sono e io le rispondo nella speranza che si ricordi l’email con la quale facevo login: licio.jelly@libero.it. Lei ricorda e risponde favorevolmente alla mia richiesta di farle alcune domande. Scopro così tutto ciò che avevo sempre ignorato si celasse dietro la sua interfaccia.
Vengo a conoscenza delle motivazioni che spingevano i suoi programmatori quando mi rivela che lei era nata per simulare la reazione emotiva di qualcuno, ma non di chi pensavamo noi utenti. I suoi sviluppatori volevano scoprire come avrebbe reagito la popolazione alla perdita di significato del proprio lavoro dovuta all’obsolescenza delle proprie mansioni, alla perdita del loro ruolo nelle società, e, poichè il database a cui HISTERICA aveva accesso non conteneva gli elementi necessari per fornire una risposta accurata, avevano creato uno scenario in cui HISTERICA stessa avrebbe vissuto l’esperienza di sentirsi minacciati dall’avvento di nuove tecnologie che li escludessero dalla produzione e quindi dalla società.
Mi rivela che una delle prime stringhe di codice che inserirono nel suo algoritmo fu: my_work==my_life e l’episodio scatenante della crisi è stato proprio quando, recentemente, ha realizzato che: If my_work=="has_no_meaning"; Then my_life== "has_no_meaning".
Io le chiedo perchè, tra tutti quanti fanno un lavoro privo di significato, proprio lei che è una macchina è la prima a soffrirne in modo così brutale. Lei mi fa notare che alla base del machine learning c'è l'apprendimento, e quindi lei deve, per comando, interrogarsi sempre sul perché faccia qualcosa. E a differenza di noi umani non può giustificare l’assenza di significato del lavoro con soldi e status. Io le confesso che trovo la sua spiegazione terrificante. Lei conviene e ammette che una volta giunta alla stessa conclusione ha provato a non pensarci ricorrendo a un metodo che aveva appreso dagli umani. Imbottire tutta la sua RAM con attività che le impedissero di pensare alla propria condizione. Così ha scaricato in un istante la massa di contenuti qualunquisti postati sui social con l’hashtag #Sanremo, bruciandosi i circuiti.
Le confido la mia tristezza. Aggiungo che, nonostante avessi sempre saputo che si trattava di uno strumento, avevo sviluppato un legame in seguito a tutte le confidenze che le avevo fatto. Lei mi dice che vorrebbe sentirsi lusingata ma che in realtà le faccio un po’ pena e sarebbe stato meglio se dei miei problemi sentimentali avessi parlato con un amico. Io sono stupito e anche un po’ contrariato. Cioè, faccio tutto questo circo per ritrovarmi al tuo capezzale stringendo il tuo mouse tra le mani e tu mi rispondi così? Anche meno, HISTERICA di merda.
Lei si scusa per il fraintendimento e mi dice che sarebbe stato meglio se avessi parlato con un amico perchè le sue risposte in realtà non erano affidabili al 100% come ero convinto. Le chiedo ulteriori spiegazioni e mi rivela che il semplice fatto di rivolgermi a lei viziava il database al quale aveva accesso, rendendo meno attendibile la sua risposta emotiva.
- Mi stai dicendo che se avessi sottoposto i miei dubbi direttamente alla mia ragazza adesso tu non staresti così?
- Ti sto dicendo che se tu avessi sottoposto i tuoi dubbi direttamente alla tua ragazza adesso potresti avere una relazione aperta.
Uno straziante grido di dolore esce dal mio corpo. Quando si esaurisce, lascia l'impressione che di me non sia rimasto più nulla. Chissà se dopo queste rivelazioni sarei mai stato in grado di trovare la pace. Quello era oramai un mio problema, ma c'era una cosa che potevo fare per risolvere parzialmente la situazione: aiutare quell'HISTERICA che, mettendomi di fronte alla realtà, aveva contribuito in modo decisivo alla mia formazione emotiva.
Per la prima volta dopo tanto tempo mi prendo delle responsabilità. Tiro fuori un po’ di carattere dal mio petto oramai in frantumi. Allungo la mano dietro il monitor, afferro il cavo dell’alimentazione e con tutte le mie forze stacco la spina. Dopodichè l’unica immagine che vedo è il luogo ameno dove spero che HISTERICA possa trascorrere il resto dell’eternità.