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Intervista a Cyber-Renzi

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Intervista a Cyber-Renzi

Il primo ex-sindaco post-umano

Carlo Lascialfari
Feb 22, 2021
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Incontro l’ex-sindaco Matteo Renzi nella sua casa di Poggio Verdini pagata con i risarcimenti ottenuti da Travaglio. Si tratta di una villa inutilmente sfarzosa e più che un’abitazione sembra un vaffanculo in lampadari di cristallo e capitelli rivolto al direttore del Fatto Quotidiano. Lo definisco “ex-sindaco” perchè la normativa attuale non riconosce lo status di essere sintetico post-umano e quindi non posso riferirmi a lui col titolo di “cybersenatore”.

Quando suono al campanello della villa il cancello si apre immediatamente e ad accogliermi alla porta c’è lei, la maestra d’Italia, Agnese Renzi. Mi dice che Matteo si trova nel suo studio e con il dito medio mi indica la direzione in cui devo andare. Percorro un corridoio tempestato dalle foto incorniciate degli incontri che Renzi ha avuto con i protagonisti della storia recente: c’è la foto con Obama, quella con Papa Francesco e quella con l’attuale Ministro della Cultura Sick Luke. Entro nell’ufficio e, appoggiato sulla scrivania, c’è un cilindro di vetro ricolmo di un liquido verdastro.

L’essere sintetico conosciuto come Cyber-Renzi, per dimostrare che era veramente di sinistra, si è diviso sempre di più fino a che non è rimasta solo la testa a galleggiare in una soluzione amniotica, mentre il resto dei suoi arti fondava partiti da 3%.

La testa dell’ex-sindaco galleggia nel liquido gelatinoso. Le vibrazioni emesse da quel che resta della sue corde vocali si propagano attraverso quella sostanza fino a raggiungere il trasformatore che le riordina in parole di senso compiuto e le rende comprensibili agli orecchi umani.

Buonasera, e benvenuto a casa mia. Gradisci qualcosa?

La ringrazio, magari un succo di frutta.

Ho quello che fa per te. Questo è un succo di fico che fa un mio amico appena fuori Bologna.

Dal soffitto cala un braccio meccanico che mi porge un brik in tetrapak con una cannuccia già inserita. Sul lato una scritta con il logo di Eataly.

Già che ci sono la ringrazio anche per avermi concesso quest’intervista.

Non ti preoccupare, mi fa piacere quando posso parlare di me.

Allora partiamo subito. Lei ha rimpianti, Cyber-Renzi?

Ah, iniziamo con le domande facili. Comunque no, non ho rimpianti.

Nemmeno il referendum?

Sì, ma quello Monarchia-Repubblica. Lì ce la siamo giocata male. Per poco non vincevamo e a quel punto non avrei dovuto sbattermi sul maggioritario. Mi sposavo un Savoia e via, successione dinastica per sempre. Altro che proporzionale…

Ok, lasciamo perdere il referendum. Non posso fare a meno di farle qualche domanda sulla condizione particolare in cui ha scelto di vivere adesso. Una condizione che alcuni dei suoi detrattori definiscono “vivacchiare“.

Vai pure.

Com’è cambiato l’approccio della gente nei suoi confronti adesso che è un essere sintetico privo di corpo?

Sai, non è facile essere costantemente attaccato. Le persone pensano che solo perchè tu ricopri un ruolo sei un personaggio monodimensionale e senza coscienza. E adesso che sono una testa galleggiante le cose non sono certo migliorate. Prima mi trattavano come il capro espiatorio delle loro frustrazioni perchè rivedevano in me i loro fallimenti. Adesso che in me vedono un essere artificiale mi trattano come Doretta82.

Non deve essere facile.

Non lo è. Però voglio dire una cosa sulle critiche che ricevo: sono legittime. Il problema grosso è che sono sproporzionate, o volgari, e mi costringono a mettermi sulla difensiva. Gli insulti creano un impasse dal quale non si esce. Voglio fare io una domanda a te?

Ci sono.

Quante persone hai convinto della loro erroneità dandogli del cretino?

Poche.

Poche o zero?

Zero. Cambiamo argomento: come sta il PD adesso?

Il PD è miracolosamente vivo. Esattamente come quei vecchi di 108 anni pieni di soldi che tutti aspettano che muoiano ma che in un modo o nell’altro non schiattano mai. Anche se PD adesso significa “Perdite Diurina“ il partito resta vivo. Ma la cosa più impressionante è come sia riuscito a non ottenere nulla in tutti questi anni.

Lei è stato sindaco di Firenze dal 2009 al 2014 e aveva promesso stadio nuovo e seconda pista dell’aeroporto. Per lo stadio non si è mosso nulla fino al 2021 e poi c’è voluta l’iniziativa dei cittadini perchè la politica aveva fallito. Sulla seconda pista dell’aeroporto finchè è stato al governo non è riuscito a fare nulla. Come spiega l’inutilità della politica?

Dicono che per svolgere al meglio un incarico tu debba comportarti come se lo ricoprirai per sempre. In politica questo è impossibile: sai già che ti serviranno più di 5 anni per fare le cose di cui c’è veramente bisogno e sai anche che se provi a fare quelle cose non ti verranno concessi più di 5 anni. La pista dell’aeroporto sono riuscito a farla quando non ero più in politica. I terreni edificabili all’epoca avevano un costo sproporzionato al metro quadro. Il loro acquisto era finanziariamente giustificato solo se decidevi di costruirci sopra un grattacielo. Altrimenti non avevi modo di rientrare nell’investimento. Io, da privato cittadino, decisi di spendere i milioni fatti grazie alle conferenze in Arabia Saudita per acquistare la superficie adiacente alla pista dell’aeroporto e prolungarla, donando quel suolo privato ai cittadini che oggi la usano per volare in tutto il mondo e hanno permesso a Firenze di tornare ad attrarre capitale umano e professionale. Cosa che le è stata impedita per decenni dalla mancanza di lungimiranza della politica.

Nonostante questa consapevolezza, Lei comunque resta ottimista.

Se non sei un ottimista sei un codardo.

Spieghi.

Se non sei ottimista significa che pensi che le cose andranno peggio di come vanno adesso. Se hai quella consapevolezza l’unica cosa sensata che resta da fare è ammazzarsi.

Magari se sei pessimista hai paura che le cose possano andare male mentre provi ad ammazzarti e che finisci solo per farti molto male o rimanere paralizzato.

Hai ragione ma voglio aggiungere una cosa.

Cosa?

Sheesh.

Voglio tornare al suo rapporto con l’Arabia Saudita. Lei disse che quel Paese avrebbe ospitato un Rinascimento e questa dichiarazione le portò molte critiche. Poi dimostrò che aveva ragione e che L’avevamo fraintesa.

Sì, io intendevo che avrebbe ospitato un Rinascimento ma che avrebbe ospitato il nostro Rinascimento. L’accordo tra Eike Schmidt e Bin Salman per la concessione del Duomo di Firenze e degli Uffizi all’emiro ha portato il Rinascimento in Medio Oriente e parecchi soldi a Firenze.

Resta il fatto che l’Arabia Saudita è un Paese la cui crescita è bloccata dal dogmatismo religioso.

Anche l’Italia. Negli ultimi anni è cambiato tutto tranne la cosa che doveva cambiare per prima: il quadro normativo italiano. Questo non è mai stato un paese laico, quando abbiamo smesso di venerare la Bibbia come testo sacro l’abbiamo sostituita con altri dogmi, quelli della Costituzione.

Parole forti.

Parole vere.

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