Anche stavolta, in occasione dei ricorrenti festeggiamenti per l’annuale giro della Terra attorno al Sole, ho celebrato accendendo una candela davanti al monumento a mio parere più importante che ci sia al mondo: il Memoriale delle Persone Risolte.
Quella che alcuni chiamano “anima”, altri “coscienza” e altri ancora “spirito” è la stessa cosa: il capitale di esperienza e conoscenza che acquisiamo durante le nostre vite organiche. Finalmente, qualche anno fa, la scienziata premio Nobel per il Bicipite Femorale Taylor Mega fece una scoperta, tanto sensazionale quanto accidentale, destinata a lasciare un segno indelebile nella storia dell’umanità. Erano gli anni ‘20 e nel mondo impazzava la corsa alla ricerca di un’efficace cura dimagrante. Ovviamente oggi è risaputo che la gara fu vinta da Novo Nordisk con l’Ozempic ma all’epoca la competizione accesa coinvolgeva grosse case farmaceutiche, podcaster reazionari misogini e un manipolo di influencer che operano all’intersezione tra fitness, moda, diritti sociali e prostituzione.
Taylor Mega, grazie al suo approccio ingegneristico e al ragionamento logico, si pose una domanda: qual è la massa corporea indispensabile in un essere umano e quale invece è sacrificabile? La lunga ricerca portò a dimostrare la materialità dell’anima e scoprire che il suo pesa cambiava nel tempo. Comprensibilmente la prima reazione fu quella di sbarazzarsene ma i pochi grammi così guadagnati non furono sufficienti a sbaragliare la concorrenza dell’Ozempic.
Per quanto ancora oggi siano sopravvissuti i fedeli di questo approccio al dimagrimento, la comunità scientifica si è appropriata della formula di Taylor per scopi sociali e non dietistici finalmente riuscendo a dimostrare la verità biopsicosociale che per secoli gli intellettuali illuminati erano stati in grado di intuire soltanto.
Mentre l’involucro corporeo di ciascuno di noi va deperendo dai 25 anni in poi, l’anima può compiere un percorso diverso. Negli individui in cui lo spirito cresce, finisce per esondare fuori da un corpo sempre più molle e cedevole. L’esigenza di trasferire il sé incorporeo da altre parti si manifesta nel cosiddetto “altruismo disinteressato“, l’afflato che spinge ad aiutare spontaneamente con tutti i mezzi a disposizione, ad affrettarsi a lasciare memorie e lezioni trasposte nelle più varie forme e ad avere un impatto tangibile sulle cose del mondo, artificiali o naturali.
Oggi la possibilità di misurare lo spirito, che sì, è un percorso che si conclude con Taylor Mega ma comincia nell’Egitto del 3000 a.c. con la psicostasia, permette di pesare l’anima residua in un corpo che muore e l’anima effettivamente dispersa nell’universo. Così si è diffusa la filosofia “Die with zero“ che suggerisce di esaurire la propria coscienza attraverso delle buone azioni cosicché al deperimento finale del corpo non ci fosse alcun residuo d’anima.
Tuttavia non tutti avevano uno spirito che cresceva. Anche prima della possibilità di misurarlo erano evidenti coloro i quali avevano un’anima strabordante e coloro ai quali, al contrario, si restringeva, risicata dal rancore e dall’individualismo. In questi soggetti la velocità di riduzione dell’anima superava quella del corpo, creando pertanto un vuoto pneumatico nel contenitore fisico. Questa percezione di vuoto provavano a colmarla arraffando risorse, esigendo attenzione, bramando potere e Dorando Pietri.
Grazie alla formula di Taylor sempre più persone iniziarono ad accettare serenamente la caducità del loro corpo e gli effetti che questo stile di vita ha avuto sulla società sono visibili ovunque a tutti, soprattutto nella crescita esponenziale del benessere diffuso che non accenna a rallentare. Adesso, quando su un corpo che ha smesso di funzionare viene applicate la formula e il risultato dà zero, si dice che ha risolto l’equazione. Le persone che muoiono “risolte” sono sempre di più e chi riesce nell’impresa vede il proprio nome inscritto nel memoriale pubblico che getta grande lustro e gratitudine sulla loro memoria, mentre i nomi delle persone “irrisolte“ sono abbandonati all’oblio.