The O.C.
Orti Comunali here we come, right back where we started from
In un Paese con i redditi che non crescevano in proporzione ai prezzi al consumo da decenni era fondamentale abbassare il costo della vita. Questa necessità, unita all’emersione di modelli di vita alternativa, ha fatto sì che una città delle dimensioni di Firenze e dalle risorse climatiche e ambientali così favorevoli convertisse una parte di suolo pubblico in orti comunali.
Negli anni ‘20 del ventunesimo secolo, anche grazie alle lezioni imparate dalle due pandemie che si sono avvicendate (prima la Covid-19, poi l’ECC), i capoluoghi di regione si erano urbanisticamente rivoluzionati secondo il modello conosciuto come “15-minute city”. Il modello prevedeva la realizzazione di quartieri che offrissero tutti i servizi necessari alla cittadinanza entro un raggio di 15 minuti, misurato dal tempo di percorrenza a piedi.
Così oggi vediamo molti più pedoni e ciclisti, e tanti degli spazi prima ricoperti d’asfalto adesso sono coperti da orti ricchi di verdura e frutta. Non solo i parcheggi, anche luoghi come le terrazze dei condomini e beni considerati vincolati come le torri di Firenze, adesso ospitano orti.
Uno dei miei preferiti è quello della Torre San Niccolò. Da luogo di fatto abbandonato ha acquisito una centralità per i residenti della zona superiore a quella che avevi ai tempi della Firenze medievale. Al piano terra si viene accolti dal tornello automatico oltrepassabile grazie al tesserino o al riconoscimento facciale (una delle opzioni selezionabili al momento della registrazione, per chi voglia avere le mani libere). Dopo il tornello lo spazio di raccolta dei frutti ormai maturi lasciati dai precedenti avventori per il prossimo arrivato. Sempre al piano terra si poteva trovare il mastro botanico, il riferimento sempre disponibile per chi avesse domande da sottoporre o semplicemente fosse alle prime armi e alla ricerca di istruzioni.
Al primo piano le conche collegate ai canali di raccolta dell’acqua piovana erano circondate da alcuni utenti. Una giovane coppia che parlava una lingua scandinava (evidentemente appena trasferiti in città visto che il servizio era riservato ai residenti) e una ragazza con una salopette di jeans e delle ciabatta con la suola in sughero.
Sul tetto le piante che avevano bisogno di maggiore luce e che potevano prendere sole e acqua in gran quantità.
Non che prima non fosse possibile seguire stili di vita alternativi (c’era sicuramente meno scelta) solo che era impossibile farlo senza sentirsi dare del coglione. Oltre a questo, la minore necessità da parte dei supermercati di rifornire le sezioni di frutta e verdura fresca aveva fatto sì che gli sprechi alimentari calassero drasticamente, che i consumi fossero di nuovo allineati alla stagionalità dei prodotti e che i supermercati, adesso che la loro funzione primaria era quella di vendere prodotti confezionati dai tempi di deperibilità molto più lunghi, avessero bisogno di molta meno superficie commerciale e quindi essere presenti in modo più capillare nella mappa urbana.
Adesso le imprese agricole della regione sono pressoché sufficienti a soddisfare la domanda della GDO locale con una conseguente ricaduta ambientale positiva e un calo dei trasporti e dei costi di conservazione dei prodotti facilmente deperibili.
Insomma, ogni tanto la soluzione al problema può essere semplice.